E questa è una delle ragioni per cui amo molto il mio lavoro
venerdì, aprile 20, 2012
mercoledì, aprile 18, 2012
Dei ed eroi della mitologia editoriale
E' forse tedioso cominciare un post con frasi del tipo "quando ero piccolo", ma vostro malgrado questo comincerà così.
Allora, tra i miei libri preferiti oltre alle Fiabe sonore della Fabbri, c'erano pure quelli della collezione "dei ed eroi della mitologia XYZ", una riedizione della Arnoldo Mondadori delle "World Mythology series" della Bedrick. Ce n'era un po' per tutti: miti romani, celtici, egizi, americani e via dicendo. Al di là dei contenuti che io bypassavo perchè ho sempre avuto una certa pigrizia nei confronti della lettura, io sballavo di brutto sulle illustrazioni, allo stesso modo in cui accadeva per le Fiabe Sonore.
Se esiste un bagaglio di informazioni e di foie disegnative che mi hanno spinto ad essere quello che sono, devo ringraziare anche quei libri lì. Cose mai viste, aldilà della mia immaginazione ( o della mia impaginazione, a seconda). Ci tengo a dire che sto parlando dell'84/85, mica cazzi.
Incolto e ignorante quindi, come in parte sono rimasto, ma sedotto dalle immagini come poche altre volte mi è successo, passavo le ore con o senza pigiamino a vedere e a memorizzare queste cose.
C'erano perlopiù illustrazioni di un certo John Sibbick, un folle totale, un flesciato per ciò che riguardava cura dei dettagli, che mi faceva immaginare che ci mettesse mesi, forse anni a realizzare le singole illustrazioni. Con dei pennellini piccolisssimi.
Avrei voluto trovare un immagine più in alta, giusto per farvi capire che 'sto pazzo aveva dipinto ad uno ad uno tutti i peletti di quel cazzo di coniglio appoggiato all'alberello, tutte le piume dell'uccellaccio sopra di lui, tutte le foglioline. Tutto.
Tra gli altri, anche se non si arrivava alla prorompenza grafica di Sibbick, mi affezionai parecchio alle illustrazioni di tale Giovanna Caselli, che si occupò della mitologia greca. I suoi disegni erano più accessibili, piu nitidi, grafici e mi facevano sentire un po' meno frustrato nel momento in cui tentavo di copiarli. E aldilà di questo, a ripensarci, mi sono reso conto che quello fu l'unico libro che mi misi pure a leggere. Perchè i miti greci ti pigliano anche se non vuoi. E' così, non ci puoi fare niente.
I miti greci avevano qualcosa in più rispetto a tutte le altre epopee sovrannaturali della cultura orientale e occidentale: più accessibili, più attraenti, irrimediabilmente legati al sentire umano in quanto gli dei e gli eroi di quell'immaginario sono anch'essi vanitosi, avidi, corrotti, iracondi, arrivisti e calcolatori. Dei cialtroni con i super poteri dunque.
Piano piano, pur nella totale idiozia in cui galleggiavo, cominciai a capire come in tutto ciò che vivevo e conoscevo ci fosse un collegamento con quelle storie.
I miti e le leggende greche insomma, mi parlavano della mia realtà in modo inedito, complesso e affascinante e mi fecero viaggiare parecchio. E devo dire che avevo una certa simpatia per la storia di Perseo, cosa che, come già ho mostrato in uno dei precedenti post, mi aveva portato a disegnarne le gesta in tutte le possibili versioni.
Comunque.
Con il mio massimo stupore anni dopo, mi ritrovo a partecipare io stesso ad un progetto che parla dei miti greci: il progetto che attualmente tutti conosciamo come "Mytico!".
Venni contattato quasi due anni fa dal responsabile di una nota casa editrice di Fumetti italiana (grazie Marco) che si stava occupando della cura di un nuovo progetto commissionatogli dalla RCS e che prese la palla al balzo dopo che io l'avevo contattato per altri motivi.
All'inizio la cosa fu molto colloquiale: c'era la necessità di buttare giù delle idee per capire quale direzione potesse prendere questa avventura. Fui dunque invitato a dare la mia interpretazione di quel mondo allo stesso modo degli altri disegnatori coinvolti in prima istanza nel progetto. Senza particolari indicazioni, ma giusto per vedere cosa ne veniva fuori, così di getto. Ne venne fuori questo:
Apollo
Ares
Ade
Atena
Dioniso
Era
La cosa prese l'avvio e si cominciò a ragionare sulla direzione da dare al progetto. Io pur sapendo che il target era quello di un pubblico di ragazzini, diedi la mia personale visione della cosa senza preoccuparmi troppo dell'aderenza alle richieste. Dimenticai Giovanna Caselli e John Sibbick, insomma e pensai piuttosto a Terry Gilliam e forse a Dolce e Gabbana, non so neanch'io perchè. Ma la cosa rimase lì.
Si trattava infatti di una specie di brainstorming a distanza, e i miei schizzi assieme a tutti gli altri, aiutarono gli editors a correggere il tiro per vedere su quale base appoggiarsi per sceglier l'angolo di attacco del design della serie.
Perchè di serie si tratta, di una serie a fumetti per la precisione.
Ade
Poseidone
Il secondo tentativo correggeva dunque il tiro, poggiandosi sull'idea che si dovesse tener conto di tutto l'immaginario attuale dei preadolescenti, relativamente a quello a cui loro normalmente veniva proposto. Quindi non si poteva prescindere dai videogiochi , dai cartoni, dai film con i super effettazzi. Questo perchè un progetto vasto e impegnativo come quello che si voleva buttare nelle edicole, con un ampio staff di persone coinvolte, non poteva rischiare ed esulare da un certo numero di considerazioni a livello di marketing.
Per quanto brutto possa sembrare l'accostamento cultura-bambini-marketing. Ma le realtà è questa ed è perfettamente inutile fare finta che non sia così.
Credo che sia per questo che alla fine si è scartata la visione completamente inedita che si poteva dare dei miti greci, per arrivare a una maggiore aderenza con le rappresentazioni classiche. C'era forse il rischio che la cosa non venisse capita, che sembrasse non volessimo parlare della mitologia greca in quanto tale, ma fare piuttosto un fantasy ispirato a quel mondo.
Io non ho preso parte alle discussioni, mi sono fermato a questo punto e le riflessioni che faccio ora, esistono osservando i giochi fatti. Mi fermai, anche perchè nacque in me un pelettino di paura. E' una cosa che succede a volte: dopo un tot di anni, impari a conoscere il modo in cui lavori e immagini già cosa riuscirai a dare in un determinato contesto. Vidi che alla RCS c'era questa intenzione comics-oriented e mi ricordai di quanti salti mortali ho fatto quando tutte le volte che ho approcciato a quello stile. Era molto tempo che non facevo cose di questo tipo e onestamente non sapevo se il mio attuale modo di concepire il disegno avesse la forza sufficiente per esprimere il concept del progetto in modo adeguato nelle copertine. Ma mi ci sono buttato lo stesso: mi sono detto "ma vedi un po' se mi devo fare veramente di questi problemi".
In ogni caso, anche senza sapere le ragioni che hanno portato a questo tipo di direzione ( per motivi vari non sono mai riuscito ad andare alle riunioni a Milano) è interessante immaginare le modalità con cui il tutto ha preso forma. Soprattutto perchè per molti esiste un fraintendimento di fondo, secondo il quale fare delle cose per i ragazzi equivalga ad avere la vita facile, in quanto basta prendere il concetto centrale del progetto, in questo caso l'epica e la mitologia greca, e banalizzarlo per renderlo più agevole e accessibile. Perchè il centro del discorso è questo: fare un fumetto per i ragazzi.
Io credo invece che quello dei ragazzini è un territorio pressochè insondabile, difficile e che chiunque si appresti ad immaginare un prodotto da proporre a quella fascia di età, abbia vita dura. I binari su cui muoversi sono ambigui e sfuggenti, perchè tutto e nulla può essere adatto.
Esistono dei protocolli credo, fissati dai pedagogisti per ciò che riguarda gli standard rispetto alle varie fasce di età, per i contenuti da proporre ai regazzini, soprattutto in ambito scolastico.
I libri e i media per i giovani sono zone franche, luoghi predisposti al dialogo tra adulti e bambini: luoghi importanti.
Ma accanto a tutto ciò che è per così dire suggerito dalla scuola, si affianca anche il maelstrom di materiale iper-tamarro di cui i bambini sono bombardati e in cui sguazzano gongolanti. La playstation, i cartoni, internet, i giocattoli e i fumettazzi con i super-truzzi americani o giapponesi eccetera. Il lato ludico diciamo, oltre a quello didattico.
Già per gli intrattenimenti di un bambino piccolo (per ciò che riguarda anche la mia personale esperienza) non è inusuale far convivere le delicatissime peregrinzioni bucolico-ecologiche dei Barbapapà e della Pimpa, con le mega mazzate e le scurregge iperatomiche dei vari BenTen, dei Gormiti e dei Transformers.
La cosa si fa ancora più pesa nel momento in cui si parla di un età come quella degli undici/dodici anni, che costituiscono di fatto l'ultimo avanposto dell'infanzia, davanti alla sconfinata e insidiosa frontiera dell'adolescenza. Insomma, è un casino.
I Guys che hanno messo in piedi "Mytico!", non sono certo i primi ad aver affrontato la sfida, ma ci si sono buttati dentro a viso aperto, anche e soprattutto per colmare un vuoto che si è venuto a creare nel nostro paese per tutto ciò che riguarda l'intrattenimento cartaceo da edicola per ragazzi. E per me l'hanno fatto bene.
Hanno creato un qualcosa, che magari ai più grandicelli (e ai soliti superespertoni alla "Telemike" che infestano alcuni dei siti di critica e diffusione del fumetto in Italia) può sembrare super-tamarro, iper effettato, ammiccante o altro, ma che in realtà ha una cura e una coerenza che difficilmente ho visto in prodotti simili. C'è in sostanza un grande rispetto da parte degli autori per le vicende originarie contestualmente alla necessità di immaginare una serie di avvenimenti che abbia una continuity e si sviluppi come un unica storia, avendo le caratteristiche del racconto unitario. La veste grafica è di tutto rispetto e c'è un progetto reale per coinvolgere direttamente i lettori anche fuori dal contesto del fumetto.
c'è addirittura una cosa che se l'avessi avuto io quand'ero piccolo avrei avuto la vita più facile: ti spiegano come viene fatto il fumetto, come vengono ideati i personaggi.
Osservare tutto questo, vederlo crescere nel corso dei mesi, è stata un esperienza interessantissima a livello professionale. Lo dico veramente. C'è stato uno sbattimento mostruoso, e io confesso di essermi ritratto nel momento in cui mi fu chiesto di fare anche le pagine interne, perchè immaginavo che la mole di lavoro da affrontare per la preparazione del progetto, una volta definitane a grandi linee l'identità, sarebbe stata immane. Incompatibile che le mille altre bazze che dovevo gestire.
Sono lusingato dalla possibilità di aver preso parte alla cosa, anche se in modo marginale. Il lavoro grosso lo hanno fatto gli scrittori e i disegnatori delle pagine interne.
E tutto questo per arrivare ad un qualcosa che sostanzialmente è coraggioso, e che è sostenuto da una reale passione da parte degli ideatori del progetto.
I fumetti allegati ad un quotidiano non sono chiaramente una novità. Dei fumetti inediti prodotti sul territorio italiano allegati ad un quotidiano invece sì, ed è una cosa importantissima per noi. Possono aprire la strada ad una nuova tendenza, se la cosa riesce ad avere un pubblico. Una strada molto interessante.
Non voglio sempre per forza parlare dei françaises, ma nel loro paese il dialogo con le fasce di età più basse attraverso i fumetti è una cosa basilare, imprescindibile: per questo da loro i fumetti funzionano meglio, e c'è maggior rispetto, cultura e diffusione di prodotti simili, perchè si parte da subito. Un ragazzino che viene cresciuto anche con i fumetti, sarà un genitore che consiglierà e comprerà dei fumetti al figlio. Un genitore che si fiderà dei fumetti.
Là esistono le biblioteche di fumetti accanto alle scuole. Esistono dei progetti di stage per gli studenti all'interno delle fumetterie. E' importantissimo per fare uscire il fumetto dalla nicchia di prodotto amatoriale e farlo entrare di diritto nella sfera dei "normali contenitori di cultura" per dirla brutta. E in Italia è una cosa che si fa troppo poco spesso.
In Italia si è abituati a ragionare a compartimenti stagni, soprattutto perchè le poche forme di narrazione a fumetti accettate, sono quattro o cinque e quasi tutte rivolte agli adulti e quegli adulti, sono spesso considerati dei fissati. I fumetti Bonelli, i comics americani, i Manga, e le sboronissime graphic novel: ognuna con il suo bacino d'utenza. Cos'è dunque questa cosa che non si capisce perchè e a colori, ma non sembra un comics, ma e troppo corta per esser un bonelli, ma che non ci sono gli occhioni e quindi non è neanche un manga? E' una cosa nuova che in Italia non capiamo = E' sicuramente il male.
Mi viene in mente anche tutta la bagarre che è nata attorno a "Davvero" della Barbato, per le stesse ragioni. Perchè non si capisce cos'è.
Dico una cosa: fatemela scrivere da un ragazzo che l'ha letto 'sto caspita di Mytico e forse in quel caso considererò il suo un parere su cui ragionare. Forse quella sarà una recensione su cui fare degli interventi e da cui far partire delle discussioni.
Comunque, lo devo confessare, io stesso all'inizio, non l'avevo capito e ho commesso il peggiore degli errori: ho pensato alla cosa come ad un lavoro da consegnare, punto.
Dimenticandomi dei pomeriggi passati su quei libroni con quelle fantastiche ilustrazioni. Ho dimenticato l'importanza di quel preciso momento in cui un ragazzino muore dalla curiosità di aprire un fumetto, o un libro di illustrazioni che il padre gli ha portato a casa. Ho dimenticato stavolta consapevolmente l'amico John Sibbick e la buona Giovanna Caselli.
Ma rimedierò: ora ci sono, siamo allineati: siete rientrati nei miei neuroni di gelido professional smemorato.
Spero di avervi convinto: è davvero un progetto validissimo e da sostenere.
venerdì, aprile 06, 2012
Amare e odiare (il lavoro degli altri)
In questi giorni si legge in rete di un altro caso di plagio perpetrato da un autore di fumetti professionista, che ricalca il lavoro di altri e ne trae guadagno, essendo di fatto quel materiale pubblicato, diffuso e pagato.
In questo caso specifico, colpisce soprattutto l'insistenza dell'autore "colpevole" nel copiare i disegni di colleghi, visto che sono state evidenziate quattro o cinque volte in cui la cosa si è ripetuta.
La cosa può portare a fare riflessioni di qualsiasi genere, sia sull'effettiva portata della cosa in termini di affossamento del rispetto da parte di un autore nei confronti dei suoi lettori e del suo datore di lavoro, sia sulla sproporzionata reazione da parte dei frequentatori dei forum, blog e social network che invocano la forca, sia sulle possibili conseguenze che la cosa in se' abbia sul malcapitato autore della maldestra furberia.
Escludo dalle possibili riflessioni l'incapacità da parte dei responsabili della pubblicazione dei disegni copiati, di riconoscere il plagio, visto che materialmente non è possibile vagliare l'originalità di tutto ciò che si pubblica, soprattutto quando, come nel caso della Bonelli, si pubblica roba a quintalate.
Secondo me per ciò che riguarda l'autore, la cosa in sè e associabile all'idea di "Suicidio sovrappensiero", cioè che nemmeno lui se ne è reso conto mentre lo faceva. Che facendo cioè una cosa spinto dalla noia e dall'abitudine avrebbe avuto a che fare con un casino di proporzioni inaspettate. Non si è reso conto di quanto è piccolo l'ambiente del fumetto in Italia, e di quanto velocemente può essere diffusa l'eventuale cazzata combinata.
Perchè la causa di una cosa del genere non può che essere la noia, non la furbaggine. L'astuzia non c'entra nulla e tanto meno la mala fede. Uno astuto non ruba facendo fumetti; dovrebbe provare a rubare investendo in forme imprenditoriali senz'altro più articolate: la Lega Nord in questi giorni ce ne sta dando un esempio.
Per lui c'era da mettere insieme i sette-ottocento disegni che costitutiscono i disegni dell'albo. Ancora una volta, dopo tante e tante volte. All'idea di quella mole la noia si è impossessata del suo corpo e della sua mano, che doveva disegnarli. A volte capita, molte altre volte no. Ma a volte capita.
Non giustifico in ogni caso, io rifletto. Perchè è interessante e perchè è un tema che ricorre ciclicamente nel nostro beneamato panorama.
Qualche volta è successo che anch'io partissi da materiale esistente, per arrivare ad un mio disegno che poi è stato pubblicato. Ho anche partecipato qualche anno fa, ad un progetto in cui si sollevò un polverone perchè uno dei disegnatori della serie aveva ricalcato paro paro Eduardo Risso.
Ma credo che nessuno nel nostro ambiente possa dire di non aver mai copiato, visto che chi fa il nostro lavoro deve produrre una quantità di materiale inimmaginabile da chi poi lo legge. Il nostro lavoro ha a che fare con la sfera della patologia, delle ossessioni compulsive, dell'autismo ed è normale che sia così.
Solo la follia può consentire certe cose. Una follia accettata e a volte applaudita. Tutti disegnano da piccoli, ma solo alcuni continuano a farlo tutti i giorni della loro vita. E arrivano dei giorni in cui si è meno folli del solito.
Questa non è tuttavia una giustificazione.
Si chiede coerenza, integrità, rispetto e creatività costante a tutti i disegnatori professionisti.
Da qui forse parte il furore degli appassionati di fumetto che frequentano regolarmente Facebook, i blog e i forum. E non parlo degli effettivi lettori e appassionati di fumetti, quelli veri, ma di una piccolissima parte che ogni giorno si riversa nei ricoveri virtuali, che sono una minima parte rispetto alla totalità.
Tutte le volte che però leggo le bestemmie lanciate da costoro sui poveri malcapitati che hanno commesso un fattaccio, provo un senso di vergogna e di imbarazzo, come se mi trovassi quasi sempre lontano dal centro della questione, ma con tutti che urlano, convinti del contrario. Provo disagio per usare un termine onnicomprensivo. Ma non riesco mai a capire il perchè di questo disagio.
C'è da dire che gli appassionati di fumetto internettaro hanno due o tre cose che li fanno incazzare a bestia, non solo il copiare. Uno degli argomenti principali dei "Flames" di internet, è quello secondo i quali il fumetto non è secondo a nessun altro mezzo di espressione artistica.
Guai cioè a paragonare letteratura e fumetto, dicendo che il fumetto è il figlio scemo della prima.
Guai a dire di essere "scrittori di storie" e non semplicemente "autori di fumetti"
Guai a portare in una discussione il termine "Graphic novel" perchè improvvisamente, ci si trova in un dedalo semantico di scuole e definizioni contrapposte (che termina quasi sempre con delle pernacchie stereofoniche) da cui sarebbe possibile uscire mai più.
Guai ad abbandonare il fumetto per transitare in mezzi di espressione più articolati (vedi il cinema) per poi dire che tutto sommato sono quasi meglio.
Ed è incredibile notare come quasi sempre, delle persone apparentemente miti, giocattolose, tutti emoticon e gif animate buffe, si trasformino improvvisamente in dei mostri che chiedono la testa (e le palle) di chi ha commesso l'errore di dire e usare il fumetto nel modo inadeguato.
Io cerco di guardare con obiettività l'errore di chi, come nell'ultimo caso, ha commesso il plagio copiando un altro autore. Cerco di capire cosa provo. Scavo nel profondo.
Niente da fare: l'astio, l'odio, non mi vengono proprio. Arrivo solo a provare un po' di pena per la mole di sfiga che lo ha portato a fare quella cosa. Per il disamore che, nel corso degli anni, è arrivato a provare per il suo stesso lavoro e mi impietosisco mentre ne immagino le ragioni. Ma all'odio, proprio non ci arrivo e forse è colpa mia.
Poi penso che il mondo è strapieno di gente che fa male il proprio lavoro e vorrei aprire dei forum per odiare tutti insieme i conducenti d'autobus che guidano col telefonino, i professori di storia dell'arte che fanno le lezioni in classe dettando l'Argan, alle impiegate di banca che chiudono lo sportello un ora per andare a fare la spesa al mercato il giovedì mattina, ai cuochi dei ristoranti che fanno arrivare in tavola gli scongelati da microonde e a molti altri.
Ma quei forum non esistono purtroppo, se no ci andrei subito. Ma anche li scattarebbe la commiserazione più dell'odio.
La verità è che gli autori di fumetti dovrebbero essere invisibili, come gli scrittori e i registi. Non si dovrebbe mai sapere come si fa ad arrivare a produrre qualcosa che permetta alla gente di sognare e di sentirsi altrove, perchè altrimenti il sogno diventerebbe banale almeno quanto la vita reale.
Non si dovrebbe sapere che un autore di fumetti arriva ad un idea mentre pulisce la lettiera del gatto, o quando guarda l'isola dei famosi.
Chi frequenta i luoghi virtuali per commentare queste cose, sembra più interessato al modo in cui una cosa si produce, che alla cosa in se'. Si vuole accostare all'autore non per farsi accompagnare da qualche parte con i suoi disegni e le sue storie, ma per vedere se ha le unghie sporche mentre disegna.
La cosa io la vedo così:
Se mi accorgo che un autore copia e la cosa mi da noia, il massimo della punizione che posso infliggere a quell'autore è non comprare più i suoi albi. Niente è peggio dell'oblio per un artista.
Ma se copiare è una cosa sbagliata, lo è altrettando unirsi alla rissa quando sono già in dieci a picchiare, e lo è ancora di più chiamare i rinforzi, perchè il bastardo respira ancora, e se non bastasse affiggiamo dei manifesti perchè così chiunque veda la sua faccia lo pigli a calci sul muso.
Ecco forse il motivo del mio imbarazzo.
In questo caso specifico, colpisce soprattutto l'insistenza dell'autore "colpevole" nel copiare i disegni di colleghi, visto che sono state evidenziate quattro o cinque volte in cui la cosa si è ripetuta.
La cosa può portare a fare riflessioni di qualsiasi genere, sia sull'effettiva portata della cosa in termini di affossamento del rispetto da parte di un autore nei confronti dei suoi lettori e del suo datore di lavoro, sia sulla sproporzionata reazione da parte dei frequentatori dei forum, blog e social network che invocano la forca, sia sulle possibili conseguenze che la cosa in se' abbia sul malcapitato autore della maldestra furberia.
Escludo dalle possibili riflessioni l'incapacità da parte dei responsabili della pubblicazione dei disegni copiati, di riconoscere il plagio, visto che materialmente non è possibile vagliare l'originalità di tutto ciò che si pubblica, soprattutto quando, come nel caso della Bonelli, si pubblica roba a quintalate.
Secondo me per ciò che riguarda l'autore, la cosa in sè e associabile all'idea di "Suicidio sovrappensiero", cioè che nemmeno lui se ne è reso conto mentre lo faceva. Che facendo cioè una cosa spinto dalla noia e dall'abitudine avrebbe avuto a che fare con un casino di proporzioni inaspettate. Non si è reso conto di quanto è piccolo l'ambiente del fumetto in Italia, e di quanto velocemente può essere diffusa l'eventuale cazzata combinata.
Perchè la causa di una cosa del genere non può che essere la noia, non la furbaggine. L'astuzia non c'entra nulla e tanto meno la mala fede. Uno astuto non ruba facendo fumetti; dovrebbe provare a rubare investendo in forme imprenditoriali senz'altro più articolate: la Lega Nord in questi giorni ce ne sta dando un esempio.
Per lui c'era da mettere insieme i sette-ottocento disegni che costitutiscono i disegni dell'albo. Ancora una volta, dopo tante e tante volte. All'idea di quella mole la noia si è impossessata del suo corpo e della sua mano, che doveva disegnarli. A volte capita, molte altre volte no. Ma a volte capita.
Non giustifico in ogni caso, io rifletto. Perchè è interessante e perchè è un tema che ricorre ciclicamente nel nostro beneamato panorama.
Qualche volta è successo che anch'io partissi da materiale esistente, per arrivare ad un mio disegno che poi è stato pubblicato. Ho anche partecipato qualche anno fa, ad un progetto in cui si sollevò un polverone perchè uno dei disegnatori della serie aveva ricalcato paro paro Eduardo Risso.
Ma credo che nessuno nel nostro ambiente possa dire di non aver mai copiato, visto che chi fa il nostro lavoro deve produrre una quantità di materiale inimmaginabile da chi poi lo legge. Il nostro lavoro ha a che fare con la sfera della patologia, delle ossessioni compulsive, dell'autismo ed è normale che sia così.
Solo la follia può consentire certe cose. Una follia accettata e a volte applaudita. Tutti disegnano da piccoli, ma solo alcuni continuano a farlo tutti i giorni della loro vita. E arrivano dei giorni in cui si è meno folli del solito.
Questa non è tuttavia una giustificazione.
Si chiede coerenza, integrità, rispetto e creatività costante a tutti i disegnatori professionisti.
Da qui forse parte il furore degli appassionati di fumetto che frequentano regolarmente Facebook, i blog e i forum. E non parlo degli effettivi lettori e appassionati di fumetti, quelli veri, ma di una piccolissima parte che ogni giorno si riversa nei ricoveri virtuali, che sono una minima parte rispetto alla totalità.
Tutte le volte che però leggo le bestemmie lanciate da costoro sui poveri malcapitati che hanno commesso un fattaccio, provo un senso di vergogna e di imbarazzo, come se mi trovassi quasi sempre lontano dal centro della questione, ma con tutti che urlano, convinti del contrario. Provo disagio per usare un termine onnicomprensivo. Ma non riesco mai a capire il perchè di questo disagio.
C'è da dire che gli appassionati di fumetto internettaro hanno due o tre cose che li fanno incazzare a bestia, non solo il copiare. Uno degli argomenti principali dei "Flames" di internet, è quello secondo i quali il fumetto non è secondo a nessun altro mezzo di espressione artistica.
Guai cioè a paragonare letteratura e fumetto, dicendo che il fumetto è il figlio scemo della prima.
Guai a dire di essere "scrittori di storie" e non semplicemente "autori di fumetti"
Guai a portare in una discussione il termine "Graphic novel" perchè improvvisamente, ci si trova in un dedalo semantico di scuole e definizioni contrapposte (che termina quasi sempre con delle pernacchie stereofoniche) da cui sarebbe possibile uscire mai più.
Guai ad abbandonare il fumetto per transitare in mezzi di espressione più articolati (vedi il cinema) per poi dire che tutto sommato sono quasi meglio.
Ed è incredibile notare come quasi sempre, delle persone apparentemente miti, giocattolose, tutti emoticon e gif animate buffe, si trasformino improvvisamente in dei mostri che chiedono la testa (e le palle) di chi ha commesso l'errore di dire e usare il fumetto nel modo inadeguato.
Io cerco di guardare con obiettività l'errore di chi, come nell'ultimo caso, ha commesso il plagio copiando un altro autore. Cerco di capire cosa provo. Scavo nel profondo.
Niente da fare: l'astio, l'odio, non mi vengono proprio. Arrivo solo a provare un po' di pena per la mole di sfiga che lo ha portato a fare quella cosa. Per il disamore che, nel corso degli anni, è arrivato a provare per il suo stesso lavoro e mi impietosisco mentre ne immagino le ragioni. Ma all'odio, proprio non ci arrivo e forse è colpa mia.
Poi penso che il mondo è strapieno di gente che fa male il proprio lavoro e vorrei aprire dei forum per odiare tutti insieme i conducenti d'autobus che guidano col telefonino, i professori di storia dell'arte che fanno le lezioni in classe dettando l'Argan, alle impiegate di banca che chiudono lo sportello un ora per andare a fare la spesa al mercato il giovedì mattina, ai cuochi dei ristoranti che fanno arrivare in tavola gli scongelati da microonde e a molti altri.
Ma quei forum non esistono purtroppo, se no ci andrei subito. Ma anche li scattarebbe la commiserazione più dell'odio.
La verità è che gli autori di fumetti dovrebbero essere invisibili, come gli scrittori e i registi. Non si dovrebbe mai sapere come si fa ad arrivare a produrre qualcosa che permetta alla gente di sognare e di sentirsi altrove, perchè altrimenti il sogno diventerebbe banale almeno quanto la vita reale.
Non si dovrebbe sapere che un autore di fumetti arriva ad un idea mentre pulisce la lettiera del gatto, o quando guarda l'isola dei famosi.
Chi frequenta i luoghi virtuali per commentare queste cose, sembra più interessato al modo in cui una cosa si produce, che alla cosa in se'. Si vuole accostare all'autore non per farsi accompagnare da qualche parte con i suoi disegni e le sue storie, ma per vedere se ha le unghie sporche mentre disegna.
La cosa io la vedo così:
Se mi accorgo che un autore copia e la cosa mi da noia, il massimo della punizione che posso infliggere a quell'autore è non comprare più i suoi albi. Niente è peggio dell'oblio per un artista.
Ma se copiare è una cosa sbagliata, lo è altrettando unirsi alla rissa quando sono già in dieci a picchiare, e lo è ancora di più chiamare i rinforzi, perchè il bastardo respira ancora, e se non bastasse affiggiamo dei manifesti perchè così chiunque veda la sua faccia lo pigli a calci sul muso.
Ecco forse il motivo del mio imbarazzo.
mercoledì, aprile 04, 2012
Mytico!
Ciao.
E' bello parlare con te forse unico lettore/trice rimasto/a di questo spazio virtuale.
Ti amo e lo sai.
Ti volevo parlare di una cosa che secondo me non t'interessa, ma che poi è utile per agganciarsi ad un altro argomento che vorrei affrontare. Ieri sera ho visto un film al cinema: non ci vado molto spesso ultimamente e quindi quando posso cerco di scegliere bene. Ho visto "La Furia dei Titani".
Serve una seconda premessa: io vado al cinema con un amico qui di Bologna, si chiama Luca. Io e lui siamo due persone abbastanza serie, lui lavora pure per il cinema, cioè si occupa di leggere i romanzi e gli adattamenti degli stessi che poi diventeranno dei film prodotti qui, nel nostro paese. E' un editor professionista e devo dire una persona di una certa cultura: lui ha un certo spessore.
Io e lui scegliamo deliberatamente di andarci a vedere le cazzate al cinema, quando possiamo: meglio ancora se in 3D. Io li chiamo "I nerchioni americani".
Ultimamente per dire, ci siamo visti "Real Steel" e "John Carter" e siamo usciti gioiosi più che mai, per la consapevolezza di aver visto quello che ci si aspettava. Lui aveva provato anche a portarmi a vedere "Buried" e addirittura una volta c'ha provato con "Megamind", ma purtroppo quelle sere avevo da fare e non potevo uscire, mannaggia.
"La Furia dei Titani", invece ce lo siamo visti belli ignoranti come sempre, ma a differenza delle altre volte è successo l'inaspettato: non siamo usciti dalla sala pieni di spocchia come al solito! C'è stato meno gusto nello scagliare merda sulla malcapitata pellicola stereoscopica! Alla fine c'è piaciuto e anche se fondamentalmente i personaggi erano bidimensionali e la trama un pochetto telegrafata, il viaggione era proprio bello: belle le coreografie dei combattimenti, belli dettagliati gli sfondi e i mostri, veloce come un razzo dall'inizio alla fine; interessante anche l'idea di trasformare la mitologia greca in una specie di incrocio tra "le crociate" e "il signore degli Anelli". C'è anche da dire che io un pochetto ero di parte, avendo amato da morire "Scontro di Titani" quando ero pischello. L'avrò disegnata cinquecento volte la Medusa di quel film.
Oltre a questo Luca mi ha svelato che ormai tutti gli effetti speciali digitali dei film di adesso li fanno in India, e solo questa informazione per me ha valso tutto il prezzo del biglietto.
Insomma, grazie "Furia".
Alla fine del film e dopo il briefing tra me e Luca però, è successa la cosa più importante di tutte: mi sono ricordato che tra una settimana in edicola esce il primo volume di un progetto che sto facendo con la RCS, è che come tema ha proprio la mitologia greca ripresa con un taglio bello moderno per proporla ai ggiovani ragazzi di oggi! E anche ai Ragazzoni adulti di oggi!
Si chiama MYTICO!
Devo dire che sono contento di partecipare a questa cosa, il progetto è molto curato e i vari fascicoli stanno venendo proprio bene. Ci sono dei bei nomi che partecipano al progetto e per il momento sono stati realizzati i primi otto volumetti.
E allora mi raccomando, smettetela di strusciarvi sul divano di casa in attesa che qualcosa di sorprendente sgorghi dalle edicole italiane. L'attesa è finita! Mettete da parte la superstizione di un tempo andato e tutte le dicerie sui gatti e sulle scale! venerdi 13 Aprile prossimo venturo, riversatevi nel baracchino più vicino a casa e insieme alla Gazzetta, pigliatevi pure MYTICO!
Io nell'attesa sto iniziando i miei figli al politeismo, fatelo anche voi!
Hai visto lettore/trice? Ti ho dato anche del voi per l'emozione.
c'è anche una paginetta su Facebook, per i più social network guys:
MTYCO!
E' bello parlare con te forse unico lettore/trice rimasto/a di questo spazio virtuale.
Ti amo e lo sai.
Ti volevo parlare di una cosa che secondo me non t'interessa, ma che poi è utile per agganciarsi ad un altro argomento che vorrei affrontare. Ieri sera ho visto un film al cinema: non ci vado molto spesso ultimamente e quindi quando posso cerco di scegliere bene. Ho visto "La Furia dei Titani".
Serve una seconda premessa: io vado al cinema con un amico qui di Bologna, si chiama Luca. Io e lui siamo due persone abbastanza serie, lui lavora pure per il cinema, cioè si occupa di leggere i romanzi e gli adattamenti degli stessi che poi diventeranno dei film prodotti qui, nel nostro paese. E' un editor professionista e devo dire una persona di una certa cultura: lui ha un certo spessore.
Io e lui scegliamo deliberatamente di andarci a vedere le cazzate al cinema, quando possiamo: meglio ancora se in 3D. Io li chiamo "I nerchioni americani".
Ultimamente per dire, ci siamo visti "Real Steel" e "John Carter" e siamo usciti gioiosi più che mai, per la consapevolezza di aver visto quello che ci si aspettava. Lui aveva provato anche a portarmi a vedere "Buried" e addirittura una volta c'ha provato con "Megamind", ma purtroppo quelle sere avevo da fare e non potevo uscire, mannaggia.
"La Furia dei Titani", invece ce lo siamo visti belli ignoranti come sempre, ma a differenza delle altre volte è successo l'inaspettato: non siamo usciti dalla sala pieni di spocchia come al solito! C'è stato meno gusto nello scagliare merda sulla malcapitata pellicola stereoscopica! Alla fine c'è piaciuto e anche se fondamentalmente i personaggi erano bidimensionali e la trama un pochetto telegrafata, il viaggione era proprio bello: belle le coreografie dei combattimenti, belli dettagliati gli sfondi e i mostri, veloce come un razzo dall'inizio alla fine; interessante anche l'idea di trasformare la mitologia greca in una specie di incrocio tra "le crociate" e "il signore degli Anelli". C'è anche da dire che io un pochetto ero di parte, avendo amato da morire "Scontro di Titani" quando ero pischello. L'avrò disegnata cinquecento volte la Medusa di quel film.
Oltre a questo Luca mi ha svelato che ormai tutti gli effetti speciali digitali dei film di adesso li fanno in India, e solo questa informazione per me ha valso tutto il prezzo del biglietto.
Insomma, grazie "Furia".
Alla fine del film e dopo il briefing tra me e Luca però, è successa la cosa più importante di tutte: mi sono ricordato che tra una settimana in edicola esce il primo volume di un progetto che sto facendo con la RCS, è che come tema ha proprio la mitologia greca ripresa con un taglio bello moderno per proporla ai ggiovani ragazzi di oggi! E anche ai Ragazzoni adulti di oggi!
Si chiama MYTICO!
E pensate che non lo fanno a Bolliwood, ma tutto qui in Italia, con manine italiane!
E allora mi raccomando, smettetela di strusciarvi sul divano di casa in attesa che qualcosa di sorprendente sgorghi dalle edicole italiane. L'attesa è finita! Mettete da parte la superstizione di un tempo andato e tutte le dicerie sui gatti e sulle scale! venerdi 13 Aprile prossimo venturo, riversatevi nel baracchino più vicino a casa e insieme alla Gazzetta, pigliatevi pure MYTICO!
Io nell'attesa sto iniziando i miei figli al politeismo, fatelo anche voi!
Hai visto lettore/trice? Ti ho dato anche del voi per l'emozione.
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MTYCO!
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