sabato, settembre 14, 2013
domenica, settembre 08, 2013
sabato, settembre 07, 2013
sabato, agosto 31, 2013
martedì, agosto 27, 2013
Originali in vendita
Dunque. Ho deciso di vendere alcuni dei miei disegni.
per chiunque di voi fosse interessato, quelli attualmente disponibili si possono vedere su questa apposita pagina Facebook: https://www.facebook.com/paolo.martinello.art.
Contattatemi tramite messaggio privato, o inviatemi un e-mail se siete interessati a conoscere i dettagli.
per chiunque di voi fosse interessato, quelli attualmente disponibili si possono vedere su questa apposita pagina Facebook: https://www.facebook.com/paolo.martinello.art.
Contattatemi tramite messaggio privato, o inviatemi un e-mail se siete interessati a conoscere i dettagli.
domenica, luglio 28, 2013
E' tutto a posto. Tutto normale.
Non mi disgusto facilmente. Nonostante questo non riesco a togliermi dalla testa i continui attacchi che sta subendo il Ministro Kienge. Non ce la faccio proprio.
Penso due cose , vedendo ciò che accade: la prima è che in un certo senso mettere un ministro di origini africane nel nostro parlamento, sia stato un colpo di genio, perché allo stesso modo dell'aver messo una trappola per topi con un bel pezzo di formaggio, tutti i ratti che infestavano il nostro appartamento stanno uscendo allo scoperto, ufficialmente.
La seconda è il rendermi conto che la cosa non mi da sollievo. L'avere la conferma definitiva che il nostro è un popolo infestato da idioti, profondamente immaturo, con valori culturali e di comportamento tardo Medioevali, non mi fa sentire bene. E non parlo solamente delle questioni legate al razzismo.
Io provengo da una regione in cui certi valori legati alla territorialità sono piuttosto radicati, per usare un eufemismo. Le vicende legate al Ministro, mi toccano parecchio per il semplice motivo che conosco bene la genesi di un razzista, so come si fa a diventarlo. La cosa agghiacciante è scoprire che poi queste persone non si sentono assolutamente razziste, ma credono solo di agire secondo buon senso, o per attaccamento a tradizioni familiari. Quando basterebbe aprire un giornale, leggere un libro, informarsi per vedere che la realtà non è quella che senti bisbigliare dai compagni di scuola, dai colleghi di lavoro, o dalle "signore" che incontri in chiesa, ma nessuno lo fa. E' tutto incredibilmente semplice, innocuo (consueto, per così dire) e per questo pericolosissimo.
Io penso o voglio credere, che dopo qualsiasi medio evo, arrivi anche un Rinascimento.
Tuttavia non so in che modo gli artisti o chiunque altro faccia cultura in questo paese, possano produrre ancora sensibilizzazione reale verso certe questioni o se non altro suggerire le modalità secondo le quali un paese possa crescere, possa appropriarsi dell'idea che la cultura, l'apertura verso l'esterno sono le sole cose che diano forza e identità ad una nazione.
In linea di massima, credo che la maggior parte delle persone che fanno cultura in Italia, siano vili o opportuniste e credo che sia per questo che molto di ciò che succede in questo ambito non pigli piede. Sono così non perché l'ambiente richieda questo, ma perché dopo generazioni di indifferenza da parte di chiunque, chi riesce ad ottenere qualcosa e avere voce, non rischia mai, per non perdere le posizioni ottenute con tanta fatica, o peggio per non raggiungerle mai.
Tra i vili, mi ci metto anch'io, ci mancherebbe. Credo anche che non serva molto coraggio per dire che i fascisti e i razzisti sono delle merde. In fin dei conti faccio parte della generazione che è venuta su pensando che Mtv fosse cultura.
Credo invece serva coraggio per fare qualcosa di significativo che porti questa gente, a cambiare idea. Servono fatica e lavoro per dimostrare "l'ovvio" è sempre stato così.
Penso due cose , vedendo ciò che accade: la prima è che in un certo senso mettere un ministro di origini africane nel nostro parlamento, sia stato un colpo di genio, perché allo stesso modo dell'aver messo una trappola per topi con un bel pezzo di formaggio, tutti i ratti che infestavano il nostro appartamento stanno uscendo allo scoperto, ufficialmente.
La seconda è il rendermi conto che la cosa non mi da sollievo. L'avere la conferma definitiva che il nostro è un popolo infestato da idioti, profondamente immaturo, con valori culturali e di comportamento tardo Medioevali, non mi fa sentire bene. E non parlo solamente delle questioni legate al razzismo.
Io provengo da una regione in cui certi valori legati alla territorialità sono piuttosto radicati, per usare un eufemismo. Le vicende legate al Ministro, mi toccano parecchio per il semplice motivo che conosco bene la genesi di un razzista, so come si fa a diventarlo. La cosa agghiacciante è scoprire che poi queste persone non si sentono assolutamente razziste, ma credono solo di agire secondo buon senso, o per attaccamento a tradizioni familiari. Quando basterebbe aprire un giornale, leggere un libro, informarsi per vedere che la realtà non è quella che senti bisbigliare dai compagni di scuola, dai colleghi di lavoro, o dalle "signore" che incontri in chiesa, ma nessuno lo fa. E' tutto incredibilmente semplice, innocuo (consueto, per così dire) e per questo pericolosissimo.
Io penso o voglio credere, che dopo qualsiasi medio evo, arrivi anche un Rinascimento.
Tuttavia non so in che modo gli artisti o chiunque altro faccia cultura in questo paese, possano produrre ancora sensibilizzazione reale verso certe questioni o se non altro suggerire le modalità secondo le quali un paese possa crescere, possa appropriarsi dell'idea che la cultura, l'apertura verso l'esterno sono le sole cose che diano forza e identità ad una nazione.
In linea di massima, credo che la maggior parte delle persone che fanno cultura in Italia, siano vili o opportuniste e credo che sia per questo che molto di ciò che succede in questo ambito non pigli piede. Sono così non perché l'ambiente richieda questo, ma perché dopo generazioni di indifferenza da parte di chiunque, chi riesce ad ottenere qualcosa e avere voce, non rischia mai, per non perdere le posizioni ottenute con tanta fatica, o peggio per non raggiungerle mai.
Tra i vili, mi ci metto anch'io, ci mancherebbe. Credo anche che non serva molto coraggio per dire che i fascisti e i razzisti sono delle merde. In fin dei conti faccio parte della generazione che è venuta su pensando che Mtv fosse cultura.
Credo invece serva coraggio per fare qualcosa di significativo che porti questa gente, a cambiare idea. Servono fatica e lavoro per dimostrare "l'ovvio" è sempre stato così.
giovedì, luglio 18, 2013
fase due: pensare e forse disegnare
La lettura del faldone rilegato è compiuta, il pacchetto di patatine svuotato, la stanza è colma di intensità come forse avrebbe voluto Gino Paoli.
Ho preso due appunti due su delle idee per visualizzare una scena, che forse eluderò perché non mi convincono niente. Questo è un buon segno perché significa che la storia mi è piaciuta.
Cosa succede adesso?
Da dove sgorga quel flusso-di-incontaminate-emozioni-che-guidano-la-mano-dell'artista-sul-foglio-pronto-a-raccogliere-nitide-le-tracce-di-eternità-che-in-quel-loco-vorrà-imprimervi-tramite-inchiostro?
Da ggiovine tutte le volte che osservavo i professionisti navigati disegnare una storia pensavo questo, chiaramente in termini diversi. Mi chiedevo : "come cazzo fanno?"
Nelle osservazioni, nei dialoghi con queste persone, con questi "maestri", forse cercavo di alimentare la mia naturale pigrizia nel non voler trovare soluzioni, ma sempre e solo rimediare scorciatoie: la strada in salita, diciamolo, ha sempre fatto schifo a tutti. "Spiegami un trucco: dimmi come si fa a fare in dieci minuti un ponte in prospettiva. Dimmi se esiste un modo per disegnare un corpo umano anatomicamente coerente già da domani mattina."
Ma se nei maestri qualcosa ci arriva ad essere utile, é il loro non rispondere mai alle nostre domande.
E allora come ci si prepara? Come si affronta il disegno di una storia a fumetti? Da dove si comincia?
Facciamo delle ipotesi: mettiamo si tratti di un flusso di coscienza ammaestrato, di una danza di scimmie in una stanza priva di gravità, o come mi aveva detto qualcuno (di importante per me), un dialogo con se' stessi nella galleria del vento. Componenti meccaniche che addestrano il caso, la fortuna, il talento, e altri elementi intangibili.
La tecnica, l'ispirazione, la preparazione atletica, la disposizione filosofica, l'essere pronti al sacrificio, l'essere vuoti e colmi allo stesso tempo, amare, odiare, aver visto cinquantamila film, aver ascoltato duecentomila dischi, aver visto mostre inutili in posti remoti (Anthony Caro, "Il Giudizio Finale", su uno degli isolotti satellite di Venezia), rendersi conto che nulla è inutile, e allora cercare cose ancora più inutili, ancora più remote, ostinatamente di parte nel non voler essere di parte. E ancora leggere Roland Barthes, leggere i porno e la Settimana Enigmistica, leggere Toppi. Vedere una strada possibile in Toppi e scoprire che è un vicolo cieco, sfogliare le riviste di psicologia dell'arte, trovare altri vicoli ciechi.
Fare musica, fare sesso, fare la spesa, fare commissioni inutili, fare ginnastica, fare continui atti di fede senza che nessuno se ne accorga, mentre lo fai. Fare.
Nascondersi per vedere se poi è vero che si è più attraenti da trovare.
Conoscere la morte di una persona cara, accettarne il peso di una seconda di lì a poco. Vedere un coperchio appena sopra il cielo come diceva quell'idiota di Baudelaire, accettare quella visione. Rifiutare quella visione e ripartire come se si avesse risolto.
Convincersi che la realtà non è altro che uno specchio, che uno specchio non è che la finestra di casa da cui si scruta fuori, osservare il paesaggio e scoprire che qualsiasi paesaggio è un volto.
Riconoscersi in quel volto anche se non è il proprio, amare quel volto.
E ancora perdersi, inutilmente ritrovarsi, e attorno a se' scoprire ancora una volta il mondo, così difficile da prendere, così impossibile da trattenere.
Se esiste un modo per dare una senso coerente a tutto quell'insieme informe di cui sopra e conseguentemente vedere chiaro su ciò che si deve fare, io non lo troverò mai, mi dico sempre.
Fare pulizia, cercare ordine non serve a nulla se non si ha nulla di significativo da organizzare. Studiare, informarsi, accumulare e immagazzinare non serve a nulla se non si hanno capacità organizzative che portino alla visione di un progetto, se non si ha discernimento.
Ordine e discernimento sono parole che non hanno mai fatto parte del mio vocabolario. Nonostante questo, il mio coglionissimo spaesamento di sempre mi serve per partire a disegnare. Lo sperare che ancora una volta io non venga tradito o ingannato da me stesso, dalla mia vanità soprattutto, è un ulteriore sprone. La paura c'è e anche quella va bene che ci sia, ma non deve prendere troppo spazio, altrimenti si rischia di sfociare nella vanità di cui sopra.
Ok, gli strumenti sono pronti, e non sto parlando di matite, inchiostri vari e altre cazzate simili.
Ho preso due appunti due su delle idee per visualizzare una scena, che forse eluderò perché non mi convincono niente. Questo è un buon segno perché significa che la storia mi è piaciuta.
Cosa succede adesso?
Da dove sgorga quel flusso-di-incontaminate-emozioni-che-guidano-la-mano-dell'artista-sul-foglio-pronto-a-raccogliere-nitide-le-tracce-di-eternità-che-in-quel-loco-vorrà-imprimervi-tramite-inchiostro?
Da ggiovine tutte le volte che osservavo i professionisti navigati disegnare una storia pensavo questo, chiaramente in termini diversi. Mi chiedevo : "come cazzo fanno?"
Nelle osservazioni, nei dialoghi con queste persone, con questi "maestri", forse cercavo di alimentare la mia naturale pigrizia nel non voler trovare soluzioni, ma sempre e solo rimediare scorciatoie: la strada in salita, diciamolo, ha sempre fatto schifo a tutti. "Spiegami un trucco: dimmi come si fa a fare in dieci minuti un ponte in prospettiva. Dimmi se esiste un modo per disegnare un corpo umano anatomicamente coerente già da domani mattina."
Ma se nei maestri qualcosa ci arriva ad essere utile, é il loro non rispondere mai alle nostre domande.
E allora come ci si prepara? Come si affronta il disegno di una storia a fumetti? Da dove si comincia?
Facciamo delle ipotesi: mettiamo si tratti di un flusso di coscienza ammaestrato, di una danza di scimmie in una stanza priva di gravità, o come mi aveva detto qualcuno (di importante per me), un dialogo con se' stessi nella galleria del vento. Componenti meccaniche che addestrano il caso, la fortuna, il talento, e altri elementi intangibili.
La tecnica, l'ispirazione, la preparazione atletica, la disposizione filosofica, l'essere pronti al sacrificio, l'essere vuoti e colmi allo stesso tempo, amare, odiare, aver visto cinquantamila film, aver ascoltato duecentomila dischi, aver visto mostre inutili in posti remoti (Anthony Caro, "Il Giudizio Finale", su uno degli isolotti satellite di Venezia), rendersi conto che nulla è inutile, e allora cercare cose ancora più inutili, ancora più remote, ostinatamente di parte nel non voler essere di parte. E ancora leggere Roland Barthes, leggere i porno e la Settimana Enigmistica, leggere Toppi. Vedere una strada possibile in Toppi e scoprire che è un vicolo cieco, sfogliare le riviste di psicologia dell'arte, trovare altri vicoli ciechi.
Fare musica, fare sesso, fare la spesa, fare commissioni inutili, fare ginnastica, fare continui atti di fede senza che nessuno se ne accorga, mentre lo fai. Fare.
Nascondersi per vedere se poi è vero che si è più attraenti da trovare.
Conoscere la morte di una persona cara, accettarne il peso di una seconda di lì a poco. Vedere un coperchio appena sopra il cielo come diceva quell'idiota di Baudelaire, accettare quella visione. Rifiutare quella visione e ripartire come se si avesse risolto.
Convincersi che la realtà non è altro che uno specchio, che uno specchio non è che la finestra di casa da cui si scruta fuori, osservare il paesaggio e scoprire che qualsiasi paesaggio è un volto.
Riconoscersi in quel volto anche se non è il proprio, amare quel volto.
E ancora perdersi, inutilmente ritrovarsi, e attorno a se' scoprire ancora una volta il mondo, così difficile da prendere, così impossibile da trattenere.
Se esiste un modo per dare una senso coerente a tutto quell'insieme informe di cui sopra e conseguentemente vedere chiaro su ciò che si deve fare, io non lo troverò mai, mi dico sempre.
Fare pulizia, cercare ordine non serve a nulla se non si ha nulla di significativo da organizzare. Studiare, informarsi, accumulare e immagazzinare non serve a nulla se non si hanno capacità organizzative che portino alla visione di un progetto, se non si ha discernimento.
Ordine e discernimento sono parole che non hanno mai fatto parte del mio vocabolario. Nonostante questo, il mio coglionissimo spaesamento di sempre mi serve per partire a disegnare. Lo sperare che ancora una volta io non venga tradito o ingannato da me stesso, dalla mia vanità soprattutto, è un ulteriore sprone. La paura c'è e anche quella va bene che ci sia, ma non deve prendere troppo spazio, altrimenti si rischia di sfociare nella vanità di cui sopra.
Ok, gli strumenti sono pronti, e non sto parlando di matite, inchiostri vari e altre cazzate simili.
lunedì, luglio 08, 2013
fase uno: Stampa della sceneggiatura
Forse terrò un diario, forse no. In ogni caso, ora avrei una buona ragione per farlo: da qualche tempo sono un disegnatore della Bonelli. Almeno finchè non si accorgono di aver fatto una cazzata e mi sbattono fuori, dicendo che mi avevano scambiato per un altro. Devo fare uno dei loro fumetti. Se il vento tira dalla parte giusta, ne scriverò.
Quando mi arrivò il file della sceneggiatura ho subito voluto avere il faldone rilegato con una di quelle merdosissime dorsette ad anelli che usano per le dispense all'università, che pure quando facevo l'università ho sempre odiato a morte, perché mi facevano subito pensare a tutte le ore che ci avrei sprecato sopra invece di fare qualcosa di più utile, tipo drogarmi o fare volantinaggio per un "pizza Drin".
A pensarci bene, quando facevo l'università (L'Accademia o quello che è) ho fatto proprio le consegne in motorino per un "Pizza Drin". Me ne andavo su e giù qualunque fossero le condizioni atmosferiche globali, portando delle pessime pizze da forno elettrico a dei pessimi vicentini che se le mangiavano di gusto: mille lire a pizza consegnata. Ci pagavo giusto la miscela. Poi ho smesso, la sera che mi rifiutai di uscire in motorino perché Eolo, Zeus e Nettuno avevano deciso di scagliare tutta l'acqua dell'universo su di noi poveri mortali.
Feci le consegne con la Panda del pizzaiuolo capo, ma al ritorno vidi che il mio motorino, all'incrocio vicino alla pizzeria, era stato prestato ad un altro sfortunato consegnatore, che nella sua euforia giovanile aveva bene pensato di schiantarsi contro una Mercedes.
Comunque. Per la dispensa della Bonelli, ho scelto la peggior copisteria del mio quartiere. Un luogo che non sfigurerebbe in quella trasmissione sugli accumulatori compulsivi, gestito da una signora incazzatissima e dalla figlia (di un'età indefinibile, tra i sedici e i quarantaquattro anni). Entro lì di norma per chiedere delle cose difficilissime e piccolissime da reperire, per sfidare quelle due a trovarle sotto le cataste di monnezza che loro sostengono essere un negozio di articoli di cancelleria. Aspetto che una nutria esca fuori da una scatola di evidenziatori, tipo giocattolo a molla. Che un avanzo di carbonara spunti dal cassetto delle spillatrici.
Sono andato lì perché sostanzialmente me la voglio tirare. Mi sono detto "come minimo uno al mio posto, con la prima sceneggiatura importante per la Bonelli, se la va a far stampare in carta filigranata a Fabriano, come minimo. Se la fa rilegare in pelle di bufalo, si fa mettere una sopraccoperta di piume di fenicottero della Camargue. Io No! Cristo! Io vado nella copisteria di merda per ostentare un profilo basso!"
La figlia pazza della copisteraia, disincastrando un monitor a fosfori verdi dalla macchina per rilegare, mi dice " gliene metto una solida di molla, chissà quante volte dovrà sfogliarla, la sceneggiatura…."
Anche lei sapeva dunque che io sono uno lento. Non capirò mai come ha fatto a scoprirmi, ma lo sapeva. Probabilmente è una che segue i blog, una che sta su internet. Si sarà appuntata il titolo della storia e mi aspetterà al varco per vedere quanto ci metto a disegnarla tutta. Forse è addirittura una dei pezzi grossi del forum della serie. Forse ha già scritto da qualche parte che l'albo farà schifo al cazzo e che sono quindici anni che non legge più una storia decente su quella testata.
In ogni caso esco dalla copisteria, la porta si chiude maestosa con le due tipe che mi fissano immobili, risucchiate nell'oscurità.
Prima di andare a casa, acquisto delle patatine tipo Dixi, come supporto morale per la lettura.
Mi dico che la prima lettura è la più importante. Che i disegni che infili nella storia li hai già in testa alla prima lettura e quelli rimangono. Quello è l'imprinting, tipo che devi stare davanti all'uovo di drago per fare in modo che quando si schiude ti consideri la sua mamma per sempre e spappoli i tuoi nemici senza farsi troppe domande. Mi dico che spero di avere i disegni giusti nella testa.
Forse devo prendere appunti mentre leggo. Forse mi devo iscrivere in piscina perché ho 37 anni e conduco una vita sedentaria fumando e mangiando Dixi.
Comincio a leggere.
giovedì, maggio 02, 2013
intervista "gli audaci"
Gli amici del blog "Gli Audaci" mi hanno proposto questa intervista ed io la giro a chiunque avesse cinque minuti da perdere nel leggere le nostre chiacchiere.
Si parla di Dylan, Valter Buio, Mytico, pulsioni e passioni private e collettive. Dopo averlo letto, fatemi sapere se devo cambiare lavoro o meno.
eccovela:
http://gliaudaci.blogspot.it/2013/05/intervista-paolo-martinello.html
Si parla di Dylan, Valter Buio, Mytico, pulsioni e passioni private e collettive. Dopo averlo letto, fatemi sapere se devo cambiare lavoro o meno.
eccovela:
http://gliaudaci.blogspot.it/2013/05/intervista-paolo-martinello.html
Un ringraziamento
Come spesso capita su Facebook, se non si ha nulla di significativo da dire, si preferisce scrivere che "non si sa cosa dire". Ed io mi trovo a non saper cosa dire di tutte le cose belle che questo "Color Fest", sembra stia portando con se'. Leggo che "Addio Groucho" è piaciuto a coloro a cui è capitato di leggerlo e (cosa che mi ha spiazzato) il più delle volte è anche riuscito ad emozionare. Spiazzato perchè questo significa che sono riuscito ad interpretare nel modo giusto la storia di Alessandro Bilotta, e a restituire le emozioni che la storia stessa ha trasmesso a me. Non so cosa dire dei volti dei ragazzi che sono venuti a chiedere l'illustrazione presso i DylanDogofili sabato scorso a Napoli: tutti bellissimi, tutti speciali. Non so cosa dire delle belle parole dei colleghi. Non so cosa significhi sentirsi parte, seppur nello spazio limitato di un cena di lavoro, di una grande realtà come quella della Bonelli.
Non so se sia capitato per caso, o se il caso è in qualche modo stato sollecitato da una mia precisa volontà di essere qui in questo momento. In ogni modo, finché dura, io mi prendo più che volentieri queste belle cose e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo mio totale, spettacolare, spaesamento. Grazie davvero.
Non so se sia capitato per caso, o se il caso è in qualche modo stato sollecitato da una mia precisa volontà di essere qui in questo momento. In ogni modo, finché dura, io mi prendo più che volentieri queste belle cose e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo mio totale, spettacolare, spaesamento. Grazie davvero.
Trois souhaits tome 3: ci siamo quasi
"Che vuole ancora 'sto fricchettone?"
"Ricordarvi che il terzo libro di "3 Souhaits" esce in Francia il 29 Maggio, ragazzi"
"ed era proprio necessario affumicare tutto il palazzo, per dircelo?"
martedì, aprile 23, 2013
Color fest numero 10: Altroquando.
Oggi, sul nuovo Color Fest, esce "Addio Groucho", la storia scritta da Bilotta e disegnata da voi sapete chi. In tutte le edicole della vostra Penisola sfasciata preferita: lo riconoscerete dalla splendida cover dell'amico Davidone De Cubellis. Ci abbiamo messo cuore, polmoni, fegato e reni in questa storia.
Fateci sapere se vi è piaciuta, e per una volta, facciamole deflagrare queste cazzo di edicole!
giovedì, aprile 18, 2013
Napoli Comicon
La sortita del Color Fest con "Addio Groucho" , il prequel del "pianeta dei morti" disegnata da me e scritta da Alessandro si appropinqua. Per l'occasione l'Associazione DylanDogofili, mi ha chiesto di essere presente al Comicon di Napoli, con un illustrazione realizzata apposta per loro.
Se lo vorrete io sarò lì Sabato dalle 16 in poi, con tutta la mia simpatia. Vi ci aspetto.
Nell'attesa, vi spiego pure come ho fatto l'illustrazione. Té chì.
Se lo vorrete io sarò lì Sabato dalle 16 in poi, con tutta la mia simpatia. Vi ci aspetto.
Nell'attesa, vi spiego pure come ho fatto l'illustrazione. Té chì.
venerdì, febbraio 22, 2013
Lettera di un figlio dal futuro
Ho sognato di ricevere una lettera magica da parte di mio figlio, pervenutami dal 2038.
diceva così:
"Caro Babbo
Finalmente siamo riusciti ad avere i documenti e qui stiamo bene, non ci manca nulla. Nadie ormai è all'ottavo mese e siamo contenti, perchè la regione dove viviamo ci fornirà dade e infermiere per tutto il periodo che precede lo svezzamento, anche se noi pensiamo di potercela cavare da soli, che tanto abbiamo il Pediatrico qui a due passi.
Nadie avrà la maternità per tutto l'anno prossimo, e comunque quando tornerà al lavoro , potrà portare il bambino al nido della sua azienda, come fanno tutte le sue colleghe.
Io ho il mio lavoro che sta cominciando a girare bene. Un sacco di gente è interessata a quello che faccio e gli ordini non mancano.
E'strano stare qui, lontano dall'Italia, e rendersi conto che questa è la vita che ho costruito, lontano da voi, in un paese che non è il mio.
Dopo tutti questi anni ho pensato di ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me e mio fratello: ormai siamo sistemati, e anche se non siamo vicini, abbiamo comunque un posto dove stare, una persona accanto e un lavoro, anche grazie a te e alla mamma.
Nonostante questo non riesco a ringraziarti per tutto ciò che non hai fatto e solo ora riesco a dirtelo; con una lettera perdipiù.
Quello che non hai fatto per il tuo paese, quando era il momento.
Sarebbe stato giusto scendere in strada più spesso durante il periodo in cui quel tizio salì definitivamente al potere. Non dico per farsi delle passeggiate, ma giusto così, per tirare su un po' di gente, dei gruppetti e organizzare un atto di guerriglia contro lo Stato, contro di lui. Lo dico senza compiacimento, senza il gusto di voler dire per forza una cosa assurda.
Probabilmente avevi da fare, forse stavi su Internet a vedere quello che succedeva fuori, o probabilmente avevi una scadenza per uno dei tuoi libri.
Probabilmente allora avresti dovuto scrivere almeno qualcosa su Facebook, quando ancora ce l'avevate, per dire alla gente di non andare a votare ancora una volta per quell'uomo.
Ma la verità è che la civiltà viene costruita da chi desidera costruirla e non da chi subisce passivamente le decisioni di un padre irresponsabile. E voi forse non la desideravate veramente.
Avresti potuto scrivere che ancora una volta, il più grande pubblicitario mai esistito, aveva dato in usura una serie di pacchetti regalo agli italiani rassicurandoli sul fatto che non era lui quello di cui avere paura. E' sempre stato il migliore di tutti, in questo.
Ricordi quel film di Sorrentino, che mi hai fatto vedere una volta? "L'Amico di Famiglia" si chiamava. Non dimenticherò mai la scena in cui il cravattaro fa un prestito alla giovane coppia di sposi che dovevano organizzarsi il matrimonio, ma poi visto che i due non riuscivano a pagare il debito gli va in casa e si fa consegnare con la forza perfino il Bimby , quell'aggeggio costoso che avevamo anche noi per fare le pizze e le torte. Mi aveva fatto troppa impressione che gli fregasse il "Bimby".
Il loro migliore amico si era trasformato nel peggiore dei nemici.
Avresti potuto dire che le regioni cosiddette " Traino" dell'Italia, le regioni del Nord, la Lombardia (dove è nato lui) e il Veneto (quello dove tu sei nato), dove la destra vinceva sempre, sono in realtà la vera culla delle peggio mafie: che a Brancaccio e a Secondigliano, si fa casino, si spara e ci sono i morti di fame, c'è "folklore", ma che al nord si fanno i meglio affari senza far troppo rumore, tutti belli puliti e profumati. Che la verità sullo stato delle cose era continuamente sovvertita, nascosta.
Avresti dovuto dichiarare che qualcuno stava deliberatamente sabotando il sistema scolastico dove i figli sarebbero dovuti crescere, dove avrebbero dovuto trovare le idee per trasformare il loro paese.
Avresti dovuto augurare a tutti quelli che lo avevano votato di avere un figlio disabile, per accorgersi solo all'ultimo momento, che nelle scuole non esistevano più i soldi per pagare gli insegnanti di sostegno e che quindi nessuno avrebbe potuto aiutarlo a crescere esattamente come tutti gli altri.
Avresti potuto impedire che la prostituzione diventasse un bene di consumo legale e sostenuto dallo stato, che diventasse la nuova moneta ufficiale per la corruzione. Che chiunque si potesse vendere come merce di scambio.
Avresti dovuto fare tante, forse troppe cose.
Dopo aver perso il lavoro con la Francia, perché l'Italia era uscita dall''Europa e hanno chiuso le frontiere e le transazioni legali con l'estero, avresti potuto fare fumetti di denuncia, scrivere e disegnare quello che era successo in Italia, e dire a tutti di non fare i nostri stessi errori, di riuscire con qualche idea a evitare il disastro. Forse questo era alla tua portata.
Ma mi rendo conto che queste cose non pagano, e hai preferito continuare a fare i tuoi super tizi che saltano, menano e sparano cazzate per pagare gli studi a me e mio fratello, con gli editori italiani, anche se pagavano meno.
Ricordo quando mi raccontavi dei tuoi viaggi in Francia, alle Convention e di quanto ti facesse orrore durante le cene, sentire i tuoi colleghi italiani parlare dell'ennesima buffonata del nostro presidente, con i falsi sorrisi e gli sguardi imbarazzati dei commensali francesi. Di quanto non riuscivi a non percepire un retrogusto di orgoglio nelle parole di chi raccontava le sua gesta, nonostante sembrasse voler dire il contrario. "Noi Italiani siamo fatti così, il nostro capo è un po' bizzarro: bisognerebbe farci un fumetto!".
E tu che digrignavi i denti e che ti maledivi, senza riuscire a dire " Non è divertente, stronzi! Non è buffo, è solo tragico, insensato e bisognerebbe piangere, invece. Ma com'è difficile piangere davvero per gli Italiani. Com'è difficile disperarsi nel modo giusto, nel modo che poi ti fa odiare con tutte le tue forze ciò che ti ha fatto disperare!"
Tu, che deridevi tuo fratello, lo zio, quando ti raccontava che corrompeva i funzionari Ucraini col Parmigiano per ottenere il visto per sua moglie, cosa pensi adesso che sono io a dover portare le bottiglie di vino nei vostri uffici dell'immigrazione per avere prima le carte?
Dopo che la mamma, plurilaureata, pluri masterizzata, perse anche il lavoro come segretaria e si mise a fare lezione di pianoforte e solfeggio per riuscire a pagare le spese, forse avresti duvuto dire che c'era qualcosa di sbagliato negli italiani, se a tutti sembrava normale e giusto vivere così.
Ma le cose da fare che non si sono fatte sono sempre tante, e tu forse, non hai colpa. Ognuno ha il proprio ruolo il proprio scopo e ora che sto per diventare anch'io papà, credo riuscirò a capirlo.
Mi devi perdonare lo sfogo, ma era da tanto tempo che volevo dirti queste cose.
Spero di riabbracciarti presto, che così magari ne parliamo di persona, se le mie parole ti hanno fatto arrabbiare.
ti bacio, saluta la mamma."
Buonanotte a tutti
giovedì, febbraio 07, 2013
Dalla Francia, con astio.
Quest'anno non sono andato ad Angouleme, per varie ragioni tra cui non meno importante, il fatto che non mi ci hanno invitato, perchè non ho libri usciti di recente. Da quello che vedo in rete però, ho come l'impressione che là stia succedendo un casino, nel mondo del fumetto intendo.
Sembra che il Velo di Maya, dietro cui si celava il benessere del settore Bande Dessinée, lo si stia un pochetto stracciando: gli autori sono scontenti, e la sovrapproduzione di cui parlavo in uno dei miei post sull'argomento dell'anno scorso (questo qua http://useless75.blogspot.it/2012/02/piccolo-ma-prolisso-post-riflessivo.html) sta creando dei problemi reali.
Cerco di non dare giudizi di sorta sulla situazione, che non conosco approfonditamente e nel dettaglio, ma credo sia utile dare una letta a ciò che scrive uno dei tanti autori di fumetti mangiarane, in risposta ad un uscita del Ministro della cultura francese Aurélie Fillippetti durante i giorni del Festival. Lo riporto qui sotto, con tutti i limiti della mia conoscienza del francese: spero mi perdonerete, ma credo di essere riuscito a restituire il senso del discorso.
C'è anche un documentario che è stato presentato al Festival suscitando un grosso dibattito, che si chiama "sous les bulles, l'autre visage du monde dela BD", che sono in attesa di riuscire a vedere, ma che sostanzialmente, parla dello stesso argomento.
In ogni caso, sono molti gli autori francesi che si sono espressi sul merito, ma questo, nonostante i toni più o meno contestabili, è tra i più interessanti.
L'autrice si chiama Tanxxx e qui potete trovare il post originale http://tanxxx.free-h.fr/bloug/archives/6486
Cara Aurèlie
non me ne vorrete se vi chiamo per nome, dopotutto io sono un autrice di fumetti e nulla può essere preso troppo seriamente in questo campo. Ho letto la tua intervista su actuaBD sulla tua visita al Festival di Angouleme. Non mi aspettavo molto per un sacco di motivi, ma in ogni caso, sono rimasta colpita e non posso evitare di reagire.
Non mi soffermerò sui luoghi comuni di cui parli a proposito del nostro settore ovvero I-fumetti-sono-divertenti-e-fanno-leggere-i-bimbi-ma-soprattutto-i-ragazzi- anche se la cosa è francamente allarmante detta da un ministro della cultura. Mi concentrerò tuttavia , sul vuoto terribile che concerne la situazione degli autori , mi riferisco alle risposte che hai dato :
(riporto una parte dell'intervista rilasciata sul sito ACTUABD (http://www.actuabd.com/Angouleme-2013-Aurelie-Filippetti), quella incriminata :)
Per un ministro della cultura, il fumetto è importante nel nostro panorama culturale?
E' molto importante perché i fumetti sono un'arte popolare e un modo per far legger i bambini. I bambini che leggono fumetti sono un importante pratica culturale. Il 90% dei bimbi tra gli 11 e i 14 anni ora dicono di aver letto un fumetto. Questo è grande, dobbiamo anche incoraggiarli e guidarli a scoprire la grande diversità nell'offerta dei fumetti, le differenti scuole, i diversi generi e portarli a formare il loro gusto. E 'un grande orgoglio per la Francia e il Belgio visto che fanno parte delle principali aree di creazione di fumetti nel mondo.
Vi è una grande produzione di fumetti, si parla addirittura di sovrapproduzione. Fra i professionisti BD: autori, editori, librai ... c'è qualcuno che vi è venuto a a parlare di una "crisi del fumetto"?
No, non abbiamo parlato di "crisi del fumetto". Rispetto al complesso dell'industria libraria, quello dei fumetti è ancora un settore che si regge bene, c'è ancora un leggero aumento rispetto allo scorso anno. E 'vero che ci sono molte opere, circa 5.500, ma io lo trovo molto positivo. L'essenziale è che la diversità del mercato editoriale sia conservata, che i talenti giovani e nuovi possano emergere e che ognuno trovi il suo posto. Pare che sia effettivamente così. E il passaggio al digitale è stata avviato anche nel mondo del fumetto,e penso che questo sia un bene,oggi.
Quello che mi è stato detto,riguarda piuttosto i problemi che devono affrontare tutti gli autori: i nuovi contratti che concernono i diritti nell'epoca del fumetto digitale, cosa di cui stiamo discutendo. Sono contento di aver conosciuto Vincent Montagne oggi(Presidente dell'Unione Nazionale Edition, ma anche fumetti Média-Participations ). Spero che raggiungeremo un accordo.
Mi cadono le braccia. Cerchiamo di capirci: il solo settore che si mantiene bene all'interno del mondo della BD, è quello degli editori Mainstream, al prezzo di contratti scandalosi imposti ai loro autori. La, secondo te così meravigliosa, diversità del mondo dell'edizione dei fumetti, si sorregge perché la maggior parte degli autori indipendenti (ma degli autori in genere ) si accontentano di una miseria per vivere perché amano il loro mestiere, e perché non hanno scelta.
Quando vi dico miseria, dobbiamo capire che pochi raggiungono un salario minimo, e che lo standard è più sul lato di percepire il sostegno di disoccupazione: i più fortunati vivono con un coniuge che abbia uno stipendio.
La maggior parte dei miei amici e colleghi stanno in miseria, la vera miseria, tanto che io credo di dovermi ritenere fortunata a percepire 750 euro mensili.
Dobbiamo ricordarlo? Un autore non ha ne' stipendio fisso, ne' sciopero, paga una retta complementare obbligatoria per la pensione, paga un mutuo, non ha ferie pagate, e tutto questo è grazie ai suoi datori di lavoro o editori.
Tutto questo è estremamente precario. L'autore è malleabile, a seconda dei desideri del suo padrone, ed è questa la flessibilità tanto auspicata
Abbiamo vissuto per diversi anni, il mio compagno ed io, mantenendoci col mio unico reddito. Se sento che la nostra situazione oggi è meno difficile, è solo perché il mio compagno oggi ha un lavoro pagato. Ma molto precario. Ecco di cosa ci si accontenta in queste situazioni: essere in grado di pagare l'affitto senza strapparsi i capelli per le bollette che seguono.
Tutto ciò a cui questa situazione porta è una vita di miseria, il vivere giorno per giorno e dove tutto è molto complicato: affittare un appartamento, scaldarsi, mangiare.
Non so nemmeno parlare dell'impatto reale che questo ha sulla produzione degli autori, spinti a trovare i soldi il più in fretta possibile per il 10 del mese: Si mettono da parte quasi sempre le proprie mire artistiche per cercare del lavoro "alimentare".
E di nuovo è troppo aspettarsi che i nostri datori di lavoro, che il nostro lavoro "così carino", possano sostenere e giustificare tutte le umiliazioni che ne conseguono? Lavori urgenti fatti in fretta durante la notte e pagato con mesi di ritardo (quando effettivamente è pagato) il disprezzo palese dei nostri clienti, (…un 'altra cosa brutta che non sono riuscito a tradurre ma che ha a che fare con le fatture dei liberi professionisti…)
Non abbiamo alcun tipo di paracadute. La vita di un artista-scrittore è paragonabile all'andare in bicicletta: se si smette di pedalare, si cade. E la caduta è fatale.
La cosa peggiore di tutto questo è che tu abbia contattato il SNE( sindacato nazionale Editori) per discutere le condizioni contrattuali degli autori. Immaginate di andare a dire a un dipendente Peugeot: "non ti preoccupare ci prendiamo cura di voi, abbiamo discusso con il MEDEF (mouvent des Entrepises de France)
Il cinismo o ignoranza per ciò che riguarda la situazione dei lavoratori-autori è illimitata: ogni giorno ci troviamo di fronte a questo genere di cose, e questo è intollerabile.
Sai, cara Aurélie, che gli autori presenti al così meraviglioso Festival di Angoulême impiegano il loro orario di lavoro o di riposo per essere là così belli e carini? Lo sapevi che se continuano ad andarci in ogni caso, questo accade in gran parte perché si tratta di uno dei rari momenti in cui possono incontrarsi tra loro, visto che non hanno i mezzi per spostarsi il resto anno?
Sei a conoscienza del fatto che gli autori cercano di costruire progetti in digitale lontani dagli editori tradizionali perché questi ultimi vedono in questo nuovo mezzo, solo un modo per arricchirsi un po 'di più sulle spalle degli autori?
Lo sapevi che il principale sindacato degli autori lo SNAC, ha giustamente interrotto le trattative con il Sindacato Nazionale Editori su questo tema molto delicato?
( Credo di capire che il problema del "numèrique", ovvero della conversione dei fumetti dal cartaceo al digitale, in questo momento è molto sentito dagli autori, che presagiscono l'intenzione da parte degli editori, di sottrarre loro parte dei diritti provenienti dallo sfruttamento di questo supporto, ancora non sufficientemente categorizzato)
Lo sapevi che il principale sindacato degli autori lo SNAC, ha giustamente interrotto le trattative con il Sindacato Nazionale Editori su questo tema molto delicato?
( Credo di capire che il problema del "numèrique", ovvero della conversione dei fumetti dal cartaceo al digitale, in questo momento è molto sentito dagli autori, che presagiscono l'intenzione da parte degli editori, di sottrarre loro parte dei diritti provenienti dallo sfruttamento di questo supporto, ancora non sufficientemente categorizzato)
Lo sai che se gli autori sfoggiano un bel sorriso ad Angoulême è perché fuggono dai loro problemi giusto per il tempo di quel Festival?
Cara Aurélie, non affidarti al Festival per farti un idea della vita dell'autore, le paillettes sono accecanti. Il festival internazionale di Angouleme, è la più grande menzogna sulla situazione del fumetto, degli editori e degli autori.
La vita de Bohemien ha di carino solo il nome.
Tanxxx
Ecco.
non mi soffermo su tutte quelle cose ultra-populiste-esterofile di cui potrei parlare (tipo che so, l'esistenza delle categorie, di un sindacato, di una retta obbligatoria per la pensione, di un ministro della cultura che si interessi del settore dell'Editoria e del fumetto, o del fatto che ci sia un reale confronto e dibattito tra le parti coinvolte, della discussione reale sulla categorizzazione in temini di legge del fumetto digitale ecc..).
non mi ci soffermo, che mi faccio del male.
meglio tornare a disegnare....
non mi soffermo su tutte quelle cose ultra-populiste-esterofile di cui potrei parlare (tipo che so, l'esistenza delle categorie, di un sindacato, di una retta obbligatoria per la pensione, di un ministro della cultura che si interessi del settore dell'Editoria e del fumetto, o del fatto che ci sia un reale confronto e dibattito tra le parti coinvolte, della discussione reale sulla categorizzazione in temini di legge del fumetto digitale ecc..).
non mi ci soffermo, che mi faccio del male.
meglio tornare a disegnare....
lunedì, dicembre 31, 2012
Mytico 2012
Sentite, se devo pensare a quello che è successo quest'anno, credo di potermi considerare una personcina soddisfatta. All'epoca in cui non credevo sarei mai riuscito a trasformare in un lavoro quello che facevo per i cavoli miei o per la bacheca della mia classe, mi ero addestrato a convincermi che le cose tipo essere pubblicati ed essere pagati per i propri disegni, succedevano a persone che abitavano altri pianeti, irraggiungibili dai comuni mortali disegnativi.
Oggi posso dire che queste cose succedono ai terrestri e incredibilmente anche ai terrestri italiani.
Se questi terrestri sono ancora più fortunati gli capita di fare un qualcosa che piaccia ai lettori.
Se proprio hanno una fortuna sfacciata, questi qua fanno un qualcosa che piace ai ragazzi e che ispira quei ragazzi, spingendoli a disegnare e a raccontare a loro volta, esattamente come era successo a loro, secoli prima.
Quindi grazie anno che te ne vai, per avermi fatto vedere le facce di quei ragazzi, per avermi permesso anche in minima parte di contribuire ad averli ispirati e spinti a leggere ed amare i fumetti. Grazie per avermi dato la possibilità di condividere con loro l'idea che i racconti disegnati, sono sempre capaci, ancora oggi, di trascinare, ispirare, illudere, divertire, commuovere, far incazzare, far trepidare nell'attesa del numero dopo, e far dire "forse anch'io voglio fare quella cosa lì, di lavoro, domani".
Dedico tutto ciò dunque a coloro che hanno disegnato, scritto, coordinato e direzionato, ma soprattutto a quelli che hanno letto.
Oggi posso dire che queste cose succedono ai terrestri e incredibilmente anche ai terrestri italiani.
Se questi terrestri sono ancora più fortunati gli capita di fare un qualcosa che piaccia ai lettori.
Se proprio hanno una fortuna sfacciata, questi qua fanno un qualcosa che piace ai ragazzi e che ispira quei ragazzi, spingendoli a disegnare e a raccontare a loro volta, esattamente come era successo a loro, secoli prima.
Quindi grazie anno che te ne vai, per avermi fatto vedere le facce di quei ragazzi, per avermi permesso anche in minima parte di contribuire ad averli ispirati e spinti a leggere ed amare i fumetti. Grazie per avermi dato la possibilità di condividere con loro l'idea che i racconti disegnati, sono sempre capaci, ancora oggi, di trascinare, ispirare, illudere, divertire, commuovere, far incazzare, far trepidare nell'attesa del numero dopo, e far dire "forse anch'io voglio fare quella cosa lì, di lavoro, domani".
Dedico tutto ciò dunque a coloro che hanno disegnato, scritto, coordinato e direzionato, ma soprattutto a quelli che hanno letto.
venerdì, dicembre 28, 2012
Dylan is coming.
Oggi per me è un giorno importante. Non spenderò quintali di parole su quanto per me abbia significato Dylan Dog quand'ero ragazzo, ma sappiate che vedere una mia immagine sull'editoriale dell'ultimo numero della serie regolare, mi ha veramente emozionato.
lunedì, dicembre 03, 2012
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